Discovering Pompeii: Casa di Marco Lucrezio Frontone – Alessandra Randazzo

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“Discovering Pompeii. La Casa di Marco Lucrezio Frontone”
a cura di Alessandra Randazzo

Pompei, 20/09/2017

Visitare Pompei è un’esperienza che tutti prima o poi dovrebbero fare. Camminare tra le vie, entrare nelle case, raggiungere il Foro da cui si può godere una bellissima vista del Vesuvio per me è un’emozione senza pari. Mi sono regalata la prima visita ormai nel lontano 2014, nel giorno del mio compleanno e da allora per me è una meta fissa per ritrovare gli amici e scoprire sempre qualche dettaglio in più sull’antica città.
Perché, siamo sinceri, ci vorrebbero mille visite per scoprire realmente ogni angolo di Pompei, nonostante sia, rispetto ad altre imponenti città antiche, solo un piccolo centro. Spesso mi sento chiedere, ma cosa ti piace di Pompei? Perché ci vieni così di frequente? La prima cosa che mi viene in mente è che mi sento a casa. È una sensazione che non si può spiegare se non in maniera emozionale. Io siciliana che si sente a casa in una cittadina vesuviana. Eppure è così.
Allora in questo mio viaggio, fatto di sensazioni e momenti, vi voglio far conoscere uno dei luoghi che più mi emoziona. Piccolo ma ricco. Siete pronti?

Tra le numerose domus di Pompei, da sempre, una in particolare ha destato la mia attenzione: la casa di Marco Lucrezio Frontone. Per chi visita la città antica, sembrerà non poco semplice riuscire ad individuarla tra le articolate vie secondarie, in quanto nascosta in un vicolo perpendicolare alla più nota via di Nola nella Regio V, 4. Una volta scorta però, la sorpresa sarà davvero grande. L’apparenza potrebbe ingannare, la facciata risulta abbastanza semplice e modesta, ma è varcando la soglia che il curioso turista si troverà davanti una delle più raffinate case ad atrio di Pompei, il cui impianto originario risale al II secolo a.C., ma che a partire dalla fine del I secolo a.C. – inizio I secolo d.C. fu abitata da una delle famiglie più in vista della città con a capo Marco Lucrezio Frontone.
Le iscrizioni elettorali rinvenute sul prospetto dell’abitazione durante gli scavi, hanno permesso di individuarne il proprietario che aveva intrapreso una brillante carriera politica, riuscendo a candidarsi alle più importanti cariche pubbliche.
Seppur le dimensioni dell’abitazione risultino modeste, solo 460 mq, la domus, al suo interno, vanta un apparato decorativo di tutto rispetto, attribuibile al III stile finale, ricco di rimandi culturali ben precisi e degni del notevole status sociale della famiglia. Appena entrati, si possono scorgere il tablinio e l’atrio con vasca in marmo dell’impluvio bordata da mosaici e il pavimento con scaglie di marmi colorati che caratterizzano la ricchezza della casa. Ma è approfondendo la visita che si potrà apprezzare ancora di più l’abitazione. Ben visibile sul lato orientale è il cartibulum marmoreo con zampe leonine, che serviva come espositore della suppellettile più pregiata della casa, inoltre la visione, è arricchita, nel vicino tablinio, da una parete interamente decorata con affreschi su fondo nero, nelle cui zone laterali vi sono inseriti quadretti con scene marittime sostenute da candelabri dipinti, mentre nella parte centrale vi è l’affresco più importante con il trionfo di Bacco e Arianna (lato destro) e Venere e Marte (lato sinistro) in cui il dio è raffigurato mollemente chino su Venere mentre le accarezza seducente un seno al cospetto di Cupido. Accanto al tablinio, si apre un cubicolo sulle cui pareti affrescate con un intenso giallo ocra, vi sono dipinti degli amorini che fanno da cornice a delle scene moraleggianti: Narciso intento a specchiarsi e ad ammirarsi nell’acqua e Perona che allatta in prigione il vecchio padre Micone salvandolo così dalla morte. La raffigurazione di amore per il padre è ulteriormente esaltata anche da alcuni versi in distici elegiaci che recitano: “triste pudore fuso con pietà”. Ai lati dell’ingresso del cubicolo, inoltre, a completare la decorazione, vi sono anche due medaglioni raffiguranti dei fanciulli, un maschio e una femmina, forse i figli di Marco Lucrezio Frontone a cui probabilmente erano rivolti gli insegnamenti morali. Sul lato sud dell’atrio si apre un altro cubicolo, questa volta forse di proprietà della domina, in quanto caratterizzato da un’atmosfera tipicamente femminile; sul quadro della parete destra Arianna porge a Teseo il filo che gli consentirà di uscire dal labirinto visibile sullo sfondo, mentre sul lato opposto è raffigurata una scena di toelette di Venere che seduta seminuda davanti ad uno specchio si fa acconciare i capelli.
Nella sala triclinare, si conserva un’altra famosa pittura raffigurante l’uccisione di Neottolemo per mano di Oreste davanti al tempio di Apollo a Delfi. La parte posteriore della domus è poi occupata da ambienti secondari: la cucina e la latrina, il viridario e un portico con tre colonne su cui si affacciano diversi ambienti di soggiorno tra cui il triclinio. Nella domus sono stati ritrovati anche cinque scheletri di adulti e tre di bambini schiacciati dal crollo del tetto durante l’eruzione del 79 d.C. All’esterno è presente anche uno splendido giardino in cui su una parete di fondo è visibile un affresco con scena di paradeisos in cui si snodano scene di caccia alle belve feroci (leoni, pantere, orsi) e animali domestici (tori, buoi, cavalli). Questi affreschi, in questo lato della casa, si riconducono al IV stile, probabilmente furono eseguiti dopo il terremoto del 62 d.C. e in parte erano ancora in corso di ristrutturazione quando avvenne l’eruzione, come dimostra il ritrovamento di un’anfora con della calce dentro in un angolo di servizio della casa.

 

Fonte articolo:
www.pompeiisites.org

Glossario:
Cartibulum:  Il termine archeologico moderno, adoperato dall’inizio del XIX sec. (M. A. Marchi, Dizionario tecnico-etimologico-filologico, Milano 1829, t. ii, p. 773), sta in genere ad indicare un supporto di tavolo particolarmente ornato o lavorato, in genere a forma umana, o di animale, o di parte di esso. (Enciclopedia Treccani)
Cubicolo: piccola stanza laterale nella casa romana. (“Dizionario di Archeologia”, in ARCHEO, Suppl. n.10/2001, s.v.)
Domus: La domus era una tipologia di abitazione utilizzata nell’antica Roma. Era un domicilio privato urbano e si distingueva dalla villa suburbana, che invece era un’abitazione privata situata al di fuori delle mura della città, e dalla villa rustica, situata in campagna e dotata di ambienti appositi per i lavori agricoli. La domus era l’abitazione delle ricche famiglie patrizie, mentre le classi povere abitavano in palazzine fatiscenti chiamate insulae. (Fonte: clicca qui)
Foro: Presso gli antichi Romani, lo spazio intorno alla casa e alla tomba; più tardi, il centro religioso, commerciale, amministrativo, culturale della città ( f. urbano). Nei centri abitati di maggiore importanza, oltre che piazza del mercato, era soprattutto il centro della vita degli affari. (Enciclopedia Treccani)
Tablinio: nell’antica casa romana, ambiente posto fra l’atrio e il peristilio (Cortile circondato da porticati) o il giardino. (Enciclopedia Treccani)
Viridario: nell’antica Roma, il giardino della casa patrizia, situato nello spazio centrale del peristilio, con aiuole e fontane. (Enciclopedia Treccani)

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